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Ogni individuo sia valorizzato in quanto persona e non per quello che produce

martedì 30 agosto 2011

Appello di Emergency per la liberazione di Francesco Azzarà




Roma, 29 ago. (TMNews) - Sono passati quindici giorni dal rapimento di Francesco Azzarà, il logista di Emergency sequestrato a Nyala, in Darfur, il 14 agosto scorso. Da allora non se ne hanno notizie. Dopo un iniziale periodo di riserbo, d'accordo con la famiglia Emergency ritiene che sia il momento di rinnovare l'attenzione su Francesco e chiede ai cittadini, ai media e alle istituzioni italiane di mobilitarsi per la sua liberazione, esponendo la foto di Francesco sui palazzi delle istituzioni, partecipando e rilanciando le iniziative che Emergency organizzerà.
Il volontario calabrese di 34 anni che lavora per Emergency, alla sua seconda missione a Nyala come logista del Centro pediatrico che Emergency ha aperto in città nel luglio del 2010, è stato rapito a Nyala, capitale del sud Darfur, mentre si trovava in auto diretto verso l'aeroporto della città.

martedì 23 agosto 2011

Settima Serata di Solidarietà La disabilità… in piazza

Martedì 9 agosto, l’Associazione di volontariato “InHoltre” ha presentato la sua Settima Serata di Solidarietà, dal titolo “La disabilità… in piazza”, un evento che ormai è diventato un’importante tradizione, che si rinnova di anno in anno grazie soprattutto alla fiducia dei tanti che hanno creduto e che continuano a credere nel valore dei fini che la Serata persegue. Il primo proposito è la raccolta di fondi per finanziare i numerosi progetti realizzati da “InHoltre”, tutti destinati al sostegno, alla valorizzazione e all’integrazione delle persone con disabilità, attraverso il servizio di trasporto verso i centri di riabilitazione o per visite specialistiche per persone in carrozzella. Nel corso della serata, i presenti hanno potuto dare un loro contributo partecipando alla pesca di beneficienza e degustando gli invitanti panini preparati dai volontari dell’Associazione. Ma l’impegno che l’Associazione dedica per la realizzazione di questa serata non è finalizzato alla sola raccolta di fondi, bensì anche al perseguimento di un obiettivo ben più importante: l’abbattimento di quelle barriere culturali e mentali che confinano la disabilità in un mondo isolato e, preferibilmente, lontano. Il modo più semplice per abbattere tali barriere è parlare di disabilità, mettendo appunto “La disabilità… in piazza”. A tal fine, nel corso della Serata, due ospiti speciali, hanno raccontato la loro esperienza: Roberta Cogliandro, campionessa italiana dei 50 metri stile libero e Giusy Versace, campionessa italiana nei 100 metri piani, giovani promesse dello sport che, a causa di un incidente, hanno perso l’uso delle gambe. Le atlete sono state accompagnate da Titti Vinci, Presidente Regionale del Comitato Paralimpico Calabrese. Sul palco non abbiamo visto due timide e tristi ragazze che si piangevano addosso  barcamenandosi con le loro stampelle. Sul palco sono salite due belle e forti ragazze che a testa alta hanno condiviso la loro storia, mostrando coraggio e ambizione nel raggiungimento dei loro obiettivi, facendo vedere quell’iniziativa e quella voglia di andare avanti che paradossalmente molte volte manca a noi persone “normali”. Sul palco non abbiamo visto due disabili; sul palco, prima di tutto, abbiamo visto due persone, due persone talmente speciali che sono riuscite a fare della loro difficoltà/disabilità un punto di forza. Un mondo non da “scansare”, bensì da “incontrare”, per trarre quegli insegnamenti che consentono un arricchimento personale. In questo modo l’Associazione di Volontariato InHoltre cerca di abbattere le barriere mentali nei confronti della disabilità: parlandone e facendo vedere che disabilità non è sinonimo di limite, bensì, in casi speciali, può essere sinonimo di possibilità. “InHoltre” tenta di farlo ogni anno in occasione della Serata di Solidarietà, invitando ospiti speciali (la scorsa edizione è stata ospite la ballerina Simona Atzori), allestendo stand con foto a  testimonianza degli attimi di vita dei ragazzi con disabilità dell’Associazione. Sensibilizzare quanta più gente possibile alla partecipazione, parlare ai giovani e avvicinandoli al mondo della disabilità, far crescere la cultura della solidarietà. Perché nessuno debba sentirsi escluso. Mai.
Associazione di Volontariato InHoltre

martedì 16 agosto 2011

Il vicegovernatore in Darfur: «Francesco sta bene, non pagheremo alcun riscatto»

«Siamo vicini alla liberazione dell'operatore italiano di Emergency e alla cattura dei suoi rapitori»

MILANO - Francesco Azzarà, operatore italiano di Emergency, sequestrato domenica a Nyala, capitale del Sud Darfur, «sta bene, sia dal punto di vista fisico che da quello psicologico. Siamo vicini alla cattura dei suoi rapitori». Lo ha riferito Abdul Karim Moussa, vicegovernatore del sud Darfur, al Sudanese Media Center. Il governatore ha precisato che i responsabili del sequestro - secondo le informazioni a disposizione - «si trovano ancora nel Sud Darfur». «Non abbiamo intenzione di pagare alcun riscatto» per la liberazione di Azzarà, ha aggiunto Moussa, lasciando intendere che potrebbe essere arrivata una richiesta di pagamento di un riscatto alle autorità del Sud Darfur. Il governatore si dice comunque «ottimista» e ha affermato: «Stiamo setacciando la zona e faremo tutti gli sforzi possibili per liberare l'operatore italiano».
LA FAMIGLIA - «Ho sentito Francesco martedì scorso. Era stanco ma non preoccupato» dice Francesco Legato, cugino di Francesco Azzarà. Francesco non vuole esprimere valutazioni sulle ipotesi emerse nelle ultime ore in merito al possibile movente del sequestro del cugino, anche perché, spiega, «non abbiamo informazioni dirette. È per questo che, come famiglia, non vogliamo esprimere valutazioni. Tra l'altro seguiamo l'appello della Farnesina al silenzio stampa. Noi ci siamo affidati al ministero e ad Emergency ed abbiamo piena fiducia in loro». «Martedì, quando ci siamo sentiti - aggiunge Francesco - mio cugino mi ha detto che aveva notato che c'erano delle difficoltà, che incontrava più difficoltà nel suo lavoro, ma non mi ha manifestato preoccupazioni particolari. Era stato in Sudan da novembre dello scorso anno a maggio e poi sarebbe dovuto ripartire per un'altra destinazione verso settembre. Invece è ripartito subito per il Sudan perché c'era bisogno di lui. La stanchezza probabilmente era dovuta a questo».

Tratto dal Corriere della Sera del 16 agosto 2011