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Ogni individuo sia valorizzato in quanto persona e non per quello che produce

venerdì 27 luglio 2012

LENTAMENTE...Ma il mondo della disabilità sta diventando ogni giorno più grande....Quasi normalità.

La buggy bike mentre scende da un sentiero di montagna

Chi vuol fare down hill con me?

Uno, cinque, dodici sorrisi… Sì i sorrisi di Aldo, Andrea e Marco che esprimono la serenità di un momento in cui la disabilità sembra lontana. I sorrisi di Ilaria e di Silvia che raccontano la soddisfazione di aver superato una prova considerata difficile, se non impossibile. E quello di Lorenzo, ragazzo autistico, che la discesa nei boschi ha momentaneamente distratto dal suo mondo. Sono queste le immagini che ho in mente ripensando alla giornata spensierata che ho trascorso il 25 luglio, quando sono andato a trovare gli amici di Freewhiteonlus al Sestriere (To).

Salti in buggy bike
Salti in buggy bike
La visita di giovedì è il frutto di una promessa stretta al Reatech di Milano con Gianfranco Martin, ex sciatore professionista, attualmente deus ex macchina dell’allegra brigata di Freewhite. Mi avevano incuriosito le iniziative sportive della onlus, come le “settimane multisport” così le chiamano, aperte a tutte le disabilità (in corso tutto il mese di agosto grazie anche alla sponsorship di Fiat Autonomy). Gianfranco mi aveva ingolosito raccontandomi di persone con disabilità che potevano giocare a golf, tennis, ping pong… e fare down hill in carrozzina. Per chi non lo sapesse il Down hill è quella pratica sportiva che vede persone allenate scendere in mountain bike dai sentieri scoscesi delle montagne. Non proprio, almeno nella mia testa, un’attività per le persone con disabilità motorie e con fragilità mentali. Ma mi sbagliavo. Eccome se mi sbagliavo. A dimostrarmi l’errore sono stati proprio i 12 ragazzi, con disabilità che andavano dall’autismo alla paraplegia, dalla spina bifida all’atassia, che frequentavano questa settimana di vacanza.
Due sono i veicoli, chiamarle carrozzine mi sembra riduttivo, che consentono a tutti di scendere, dalle pietraie, dai prati che d’inverno diventano piste da sci e dai sentieri in mezzo ai boschi: il Cimgo e la Buggy bike. Il primo dal nome buffo (deriva da Cim, cima in francese, e go, andare in inglese) è quello che ho sperimentato per la discesa dai 2700 metri del Monte Fraiteve ai 1300 di Cesana Torinese. Descriverlo non è semplice: immaginate un grosso quadriciclo, ammortizzato e con un comodo sedile su cui viene sistemata e assicurata con cinture di sicurezza la persona con disabilità. A manovrare il Cimgo ci pensa una persona dello staff con un manubrio, in piedi su una pedana. Fidatevi per cappottarsi è necessario farla davvero grossa.
Il cimgo in coda alla cordata
Il cimgo in coda alla cordata
L’altro veicolo si chiama buggy bike ed è una poltrona ammortizzata con quattro ruote da bicicletta (ne esiste anche una versione elettrica che consente un’ autonomia di 100 chilometri circa). Anche in questo caso la possibilità di ribaltarsi è ridotta.
Un altro errore di valutazione che avevo fatto era stato 
quello di pensare che una stazione sciistica come Sestriere potesse essere inaccessibile. Da qualche anno infatti ospita i campionati mondiali di sci per persone con disabilità ed è in grado di accogliere fino a 400 atleti con handicap differenti (e il merito è anche di Martin, anche se schivo com’è lo ammette sottovoce). Ergo per chi ama la montagna con i suoi silenzi e il profumo di larici ora c’è la possibilità di viverla in pieno.
Tratto da corriere.it invisibili

lunedì 23 luglio 2012

La città senza figli disabili

Esiste una città, Messina, che scientemente e volutamente ha deciso di diventare anti-disabile. Negli ultimi trenta anni sembra che abbia deciso di scrollarsi di dosso i suoi figli disabili. Non li vuole più vedere per le vie cittadine con quelle carrozzine impolverate, quei bastoni a tripode che sorreggono ondeggianti corpi spastici.
Non vuole più vedere quei figli Autistici e Down che fermi in Via Garibaldi, non capiscono tutti quegli ostacoli e tutte quelle barriere che impediscono di raggiungere il parente o il fratello che torna dalla crociera. Il mare e la nave sono così grandi e vicini , 20 metri in linea d’area, ma papà dice che è pericoloso, ci sono le macchine che sfrecciano, c’è il Tram, un coso brutto e grigio che non è mai piaciuto neanche alla città e poi, tra i palazzi, ci sono barriere, scalini, sedie, tavoli e macchine posteggiate ovunque.
I disabili sono un peso “architettonico”, pensa Messina, Io sono una bella città turistica, snella e dinamica. Finalmente è finito il tempo degli spazzi accessibili a tutti e senza barriere architettoniche , idee bislacche che mi hanno costretta, per qualche breve e isolato tempo, ad abbandonare la bellezza geometrica di mie marciapiedi a scalino per abbassare il basolato al livello della sede stradale. Inguardabile. Per fortuna gli altri miei figli hanno provveduto a posteggiare, a mettere pali per la luce e qualsivoglia altra barriera affinché anche quei pochi e inutili esempi non fossero usufruibili e presto dimenticati.
Ormai è deciso. Un progetto strategico che punta a innescare una mia rivoluzione urbanistica e immobiliare. Un lungomare con landmark, quartieri residenziali sull'acqua e spazi per il tempo libero e la cultura, 80 ettari per un waterfront di 2.200 metri di lunghezza. Tanti soldi, affari, mafie e poteri per smettere di essere chiamata la città “babba”. I disabili, ma chi li conosce:  che rimangano chiusi in casa o se ne vadano ad emigrare in altre terre. Non è detto che solo i disoccupati debbano emigrare.
Comunque per ora devo nasconderli questi mie figli disabili, non si devono fare vedere in città, tra poco c’è la “vara”, è sarò visitata da centinaia di persone, figurarsi se mi posso preoccupare del solito cieco che vorrebbe il percorso accessibile in grado di consentire le relazioni sociali e la fruizione ambientale anche alle persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale. ( D.P.R. 24 luglio 1996 n. 503 e il D.M. 14 giugno 1989 n. 236.).Ma siamo diventati pazzi ? Io sono una Città seria: devo fare il Ponte, ho maregrosso a cui pensare e ora c’è pure l’arsenale e le molte navi militari che mi verranno a visitare. Per fortuna che ci sono gli altri miei figli che hanno delle idee veramente geniali. Ora per esempio hanno deciso di aprire la “passeggiata a mare e la fiera” tutto l’anno, e lo hanno fatto con una modalità e un’accessibilità negata che è un capolavoro urbanistico. Pensate che una carrozzella, fosse anche motorizzata, prima di accedere deve attraversare una strada a scorrimento veloce e a doppio senso di marcia, la linea ferrata del Tram e salire, per accedere al marciapiede, uno scalino alto oltre 15 cm. L’unico accesso antistante la biglietteria è così pericoloso, anche per i normodotati, che necessita oltre le strisce bianche anche la presenza costante di un Vigile Urbano che fermi il traffico per fare attraversare il pedone.  (Vigile presente solo nel periodo della Fiera e solo nelle ore serali.)
Ma ci pensate: avrei potuto correre il rischio di vedere la mia bella “passeggiata a mare” usata come circuito di formula uno da qualche teppistello disabile a bordo  della sua accessoriata carrozzella “sport-abart”.Ma la genialità dei miei figli normodotati è senza limiti, pensate che hanno preso l’abitudine di mettere sulle loro macchine dei pass-disabili “falsi” in modo da occupare quei pochi posti auto che ancora resistevano in città e sono venuta a conoscenza che c’è chi si sta attrezzando per superare anche l’ostacolo rappresentato dal nuovo contrassegno europeo per la sosta disabili, che prevede nel retro la foto e i dati anagrafici del titolare.
Coraggio, figli miei, ancora qualche sforzo e riusciremo ad eliminare dalle strade cittadine tutti i disabili e affinché i vostri sforzi non siano vani e ripetitivi vi riporto i posti del mio corpo dove siete già intervenuti.
 
Non meravigliamoci, purtroppo esistono tante città come Messina in Italia. 
Tratto da Ilcarrettinodelleidee.com
Scritto da Pietro Giunta 
Lunedì 23 Luglio 2012

domenica 22 luglio 2012

RAPPORTO MONDIALE DALL’OMS: I DISABILI NEL MONDO SONO 1 MILIARDO

world_report_on_disability
OMS e Banca Mondiale sollecitano i governi per migliorare l’accesso ai servizi essenziali

Oltre un miliardo di persone, circa il 15% della popolazione mondiale, vive con qualche forma di disabilità. Almeno un quinto di questi,  circa 110-190 milioni di individui, è costretto ad affrontare difficoltà “molto significative” nella vita di tutti i giorni. Inoltre, le percentuali di disabilità stanno aumentando, a causa dell’invecchiamento della  popolazione  e dell’aumento globale delle malattie croniche.  Questa la fotografia scattata dal primo Rapporto Mondiale sulla Disabilità, messo a punto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e Banca mondiale.
Tra i problemi più in evidenza: al primo posto la discriminazione unitamente alla mancata assistenza sanitaria e di riabilitazione, per passare poi alle barriere architettoniche: trasporti pubblici, edifici e tecnologia informativa inaccessibili. Le conseguenze di queste difficoltà che accompagnano la vita dei disabili riguardano una salute generalmente più precaria rispetto alla media, scarse possibilità formative e professionali, povertà ed un livello d’istruzione minore, proprio per le difficoltà di accesso agli studi superiori.
DISCRIMINAZIONE - I paesi a reddito più basso hanno una presenza maggiore di cittadini disabili rispetto ai paesi con più risorse economiche. La disabilità colpisce maggiormente donne, anziani, bambini e adulti in condizione di povertà.
ISTRUZIONE - I piccoli più svantaggiati hanno più difficoltà a portare a termine gli studi. La differenza tra la percentuale di bambini disabili e la percentuale di bambini normodotati che frequentano la scuola elementare varia dal 10% in India al 60% in Indonesia.
LAVORO - La carenza nel sistema integrativo della scuola si riflette ovviamente anche sulle realtà lavorative. Dati complessivi mostrano che le percentuali di lavoro sono più basse per uomini (53%) e donne disabili (20%), rispetto a uomini (65%) e donne normodotati (30%). Nei Paesi dell’area Ocse, inoltre, la percentuale di lavoro di persone disabili è del 44%, rispetto al 75% dei normodotati.
RIABILITAZIONE - I dati raccolti dimostrano che in molti paesi i servizi di riabilitazione sono inadeguati. I dati raccolti in quattro paesi dell’Africa Meridionale mostrano che  solo il  26-55% dei disabili ha ricevuto la riabilitazione medica della quale avevano bisogno, mentre appena il 17-37%  ha ottenuto i presidi sanitari necessari (sedie a rotelle, protesi, apparecchi acustici). Anche in paesi ad alto reddito, tra il 20% e il 40% dei disabili generalmente non trova riscontro alle proprie necessità  nelle attività di tutti i giorni.
Nel rapporto si incrociano dunque tematiche legate alla salute pubblica, al rispetto dei diritti umani e allo sviluppo. Pertanto questo rapporto si pone come una risorsa indispensabile per I legislatori, coloro che lavorano nelle forniture di servizi, professionisti e avvocati impegnati nel riconoscimento dei diritti dei disabili e delle loro famiglie. Attraverso la relazione allegata a questo sconfortante rapporto OMS e Banca Mondiale sollecitano i Governi a rinnovare gli sforzi per consentire a questa vasta fetta di popolazione l’accesso ai servizi essenziali e a investire in programmi mirati per dischiudere le vaste potenzialità delle persone con disabilità.

Tratto da life for all

mercoledì 18 luglio 2012

LIBERI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Rossella Urru è libera Incubo durato nove mesi


La conferma del ministro degli Esteri Terzi: 'Una 


bellissima notizia, speriamo di parlarle presto'


Rossella Urru è libera Incubo durato nove mesi
Rossella UrruRossella Urru
Rossella Urru è libera. La conferma arriva dal ministro degli Esteri Giulio Terzi. Finisce così per la cooperante italiana un sequestro durato nove mesi: era stata fatta prigioniera lo scorso ottobre in Algeria.
"Si tratta di una bellissima notizia", afferma Terzi, nell'annunciare che Rossella "sta per entrare in contatto con l'unità di Crisi: speriamo di parlarle quanto prima". "I familiari di Rossella Urru sono qui con me e gli ho portato i saluti del Capo dello Stato" Giorgio Napolitano che "ha seguito personalmente, insieme al presidente del Consiglio, a me e a tutto il governo questo caso così difficile per l'opinione pubblica italiana", racconta il ministro degli Esteri.
"Il caso di Rossella Urru rappresenta un simbolo dei valori del coraggio e dell'eroismo delle nostre donne che lavorano su terreni di cooperazione estremamente difficili", sottolinea il ministro degli Esteri. Si tratta di persone, aggiunge, che "rappresentano la dignità, l'orgoglio e la grandezza dell'Italia".
Il presidente della Repubblica Napolitano ha appreso con sollievo e con gioia la notizia della liberazione dopo la lunga prigionia. Napolitano rivolge oggi il proprio apprezzamento alle Amministrazioni e ai Servizi di Sicurezza per la loro tenace iniziativa e per il felice esito raggiunto.
L'ATTESA PRIMA DELLA CONFERMA - La conferma ufficiale della Farnesina rompe un'incertezza durata diverse ore. Nel primo pomeriggio un portavoce di Ansar Dine, gruppo islamico presente in Mali, dà infatti la notizia della liberazione nel nord del Paese di un ostaggio italiano e due spagnoli prigionieri del gruppo islamico Mujwa legato ad al Qaida. La stessa fonte non fa tuttavia il nome della cooperante italiana, né dei due ostaggi spagnoli liberati. "Ci è stato riferito che tre ostaggi sono stati liberati nella regione di Gao", dice alla Reuters il portavoce Sanda Ould Boumama.
Interpellata sulle voci di liberazione della cooperante italiana Rossella Urru, la Farnesina fa inizialmente sapere che sta verificando la notizia attraverso tutti i canali disponibili. Il ministro degli esteri Giulio Terzi segue la questione personalmente e attraverso l'Unita' di crisi.
La notizia della possibile liberazione della Urru viene diffusa già in mattinata dal sito de "Il Foglio". Secondo le fonti del quotidiano, la cooperante, sequestrata in ottobre, sarebbe stata liberata dai miliziani del Mujao (il Movimento per l'unità e il jihad in Africa occidentale) nei pressi di Timbuctù e si troverebbe ora nelle mani dei mediatori.
CAMPANE A FESTA A SAMUGHEO, BENTORNATA ROSSELLA! - La conferma della liberazione di Rossella Urru arriva a Samugheo alle 19,30 con i telegiornali e al bar di Mario Sulis, zio della ragazza rapita a ottobre in Algeria, scoppia subito un applauso. La festa in paese comincia qualche minuto dopo con il parroco don Alessandro Floris che suona le campane a stormo della chiesa parrocchiale. Don Alessandro ha anche avuto una conferma di prima mano dal fratello di Rossella, Mauro, che è da stamattina a Roma assieme ai genitori Graziano e Marisa. "E' tutto vero", ha detto Mauro parlando al telefono con il parroco che ha quindi dato il via alla festa. I primi a festeggiare sono i bambini e i ragazzini che da qualche ora stazionavano nella piazza principale del paese tra la Chiesa parrocchiale e gli uffici del municipio. Poi comincia il concerto dei clacson e il corteo delle auto che passano e ripassano lungo la via principale. E stavolta è sicuro che non ci saranno delusioni.
LA VICENDA DI ROSSELLA - Rossella Urru è stata rapita il 23 ottobre in un campo Saharawi a Tinduf, nel sud dell'Algeria, in un'azione rivendicata dal gruppo dissidente dell'Aqmi. Originaria della provincia di Oristano la cooperante, 30 anni, e' rappresentante dell'ong Comitato Italiano Sviluppo dei Popoli (Cisp) e lavora da due anni nel campo profughi saharawi di Rabuni, nel sud ovest dell'Algeria. Con lei sono stati sequestrati Ainhoa Fernandez de Rincon, dell'Associazione amici del popolo saharawi, e Enric Gonyalons, dell'organizzazione spagnola Mundobat.
Al momento del rapimento, Urru era l'unica italiana che lavora nel campo profughi saharawi, e'stata la seconda connazionale nelle mani dell'Aqmi. Il 2 febbraio scorso era stata infatti prelevata Maria Sandra Mariani, 53 anni, turista fiorentina gia' rilascita nei mesi scorsi. Il campo dove e' avvenuto il sequestro accoglie 150 mila rifugiati. Il Cisp si occupa di questo tipo di interventi dal 1984.
La battaglia dell'indipendenza del popolo saharawi o del Sahara occidentale dura ormai da oltre 35 anni anni. Ex possedimento spagnolo abbandonato in tutta fretta alla morte di Francisco Franco, il Sahara occidentale fu annesso dal Marocco nel 1975. Da allora, i miliziani del Fronte Polisario (Fronte popolare per la liberazione del Seguya el Hamra e del Rio de Oro) rivendicano l'indipendenza del territorio, in cui hanno unilateralmente proclamato una Repubblica autonoma, e - forti del sostegno della vicina Algeria - si battono per ottenere il ritiro dei militari marocchini. Tra Rabat e Algeri vi e' tuttora, a causa di cio', un gelo diplomatico.
Tratto da ANSA.IT

giovedì 12 luglio 2012

Le parole sono importanti!

Le parole sono importanti... addirittura lo sono le congiunzioni. Proviamo a soffermarci sul titolo di un articolo di un giornale a distribuzione gratuita a proposito di una persona con disabilità di cui anche la rete ha parlato: "è disabile ma scala il Kilimangiaro".  Forse avrebbe fatto un effetto diverso un titolo sottilmente diverso: "è disabile e scala il Kilimangiaro".
Non è questione di lana caprina. Mi si potrebbe obiettare che di ben altro soffre il mondo della disabilità, ma ho preferito soprassedere su un testo sull'epoca delle "passioni tristi" o di un diritto al lavoro anche per le persone disabili oltre che per tutti gli altri. Il fatto è che tra quel "ma" e la "e" che propongo c'è una grande differenza.
Quel "ma" prefigura il sensazionalismo dell'impresa (davvero impresa nel caso specifico) proponendo uno scenario del disabile normalmente "infermo", che non è una categoria del movimento umano, ma dello spirito e per cui si considera chi ha una disabilità come incapace e inetto. La congiunzione "e" invece avrebbe aperto uno scenario diverso: una persona disabile aperta sul mondo che, in una dimensione eccezionale per tutti (quanti normali sono stati sul Kilimangiaro?), decide di lanciarsi in un'impresa. Quando si decreta a priori che le persone con disabilità sono chiuse al mondo, a meno di straordinarie imprese, le si condanna con una semplice congiunzione.
In questa fase particolarmente critica anche per il mondo della disabilità, insomma, l'informazione sembra avere un posto ancora più decisivo. È però vero che non si inventa un'informazione diversa dall'oggi al domani. La copertura mediatica della questione è, in questa fase, completamente in linea con quanto realizzato e sedimentato negli ultimi anni, con una grande accelerazione sulla questione dei falsi invalidi. Ci sono però casi che smentiscono l'assunto che "le cose vanno così" anche su questo fronte, come se fosse un'imposizione piombata dal cielo. Per esempio, di recente, il dossier pubblicato dal quotidiano francese "Libération" sull'accessibilità e le politiche locali realizzati dalla città di Rennes. È solo un piccolo caso, utile però mettere in luce che l'informazione è l'esito di una cultura giornalistica e di scelte editoriali, non delle logiche del pubblico-bue, del mercato, degli inserzionisti. In mancanza di una cultura giornalistica diversa (che si costruisce nel tempo, anche curando la crescita dei giovani giornalisti e la dignità della loro professione) è facile continuare a pescare nel noto, nel facile, nello scandalo, nell'eroe, contribuendo così giorno dopo giorno, a lasciare tutto completamente intatto e, in definitiva, a disinformare.

LA TERZA NAZIONE DEL MONDO

Blog di Matteo Schianchi

mercoledì 11 luglio 2012

New Team e Associazione InHoltre: una partita “diversamente” giocata

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new team InHoltre


 L’A.S.D. New Team chiude il suo anno associativo all’insegna della solidarietà.  In linea con il suo scopo associativo, che è quello  di favorire l’incontro e la nascita di relazioni tra persone, ha deciso di trascorrere la sua festa di fine anno in compagnia dell’Associazione di volontariato InHoltre. L’idea è quella di fare dello sport un momento di condivisione sociale .
Così nel pomeriggio di sabato 7 Luglio, presso il Polivalente di Lazzaro sono scesi in campo insieme ai giocatori della New Team, i volontari dell’associazione InHoltre e le persone con disabilità di cui l’associazione si occupa giornalmente.
Dopo una breve presentazione dei partecipanti all’evento, il presidente dell’associazione Inholtre, Pasquale Irto, ha introdotto agli atleti della New Team il tema della disabilità invitandoli ad avvicinarsi il più possibile a questa realtà con sguardo critico e cioè cogliendo al meglio le opportunità di miglioramento sociale che dal volontariato possono scaturire. In particolare il presidente si è soffermato sul concetto di disabilità sostenendo che : «Oggi  è necessario che il termine disabile non sia più inteso come una menomazione del singolo individuo ma come incapacità della società di eliminare quelle barriere comportamentali ed ambientali, che impediscono ai disabili la loro piena ed effettiva partecipazione alla società su base di uguaglianza con gli altri».
La mancanza di una passerella, all’entrata del campo Polivalente di Lazzaro non ha certo impedito la partecipazione di una persona con disabilità ai giochi con gli atleti, ma la presenza della stessa passerella avrebbe sicuramente reso più agevole il tutto senza la necessità di sottolineare alla ragazza di trovarsi di fronte ad un impedimento ovvero ostacolo alla sua libertà espressiva.
E proprio perché non sono di certo le barriere a fermare volontari e persone con disabilità,  subito dopo le presentazioni si è passati ai giochi veri e propri. L’incontro ha visto donne contro uomini disputare una gara irripetibile dove sono emerse la grande grinta dei ragazzi con difficoltà e gli errori di taluni atleti non proprio predisposti al gioco del calcio, come chi per tutto l’anno ha fatto parte della pallavolo; situazione che ha reso il tutto alla pari in ogni senso, visto che l’incontro è terminato in piena parità. La festa si è conclusa con un piccolo rinfresco offerto dalla New Team, coronato dal taglio della torta di una ragazza che proprio nella giornata di sabato compiva il suo 25esimo anno.
di Carmela Barreca
Tratto da NtàCalabria 
Notizie e Informazioni dalla Calabria

venerdì 6 luglio 2012

BARRIERE ARCHITETTONICHE. IL DECRETO SVILUPPO FA DI PIÙ

Nuovi incentivi alle ristrutturazioni e ad altre opere legate al superamento delle barriere architettoniche nel decreto Sviluppo di fine giugno. Queste le novità: la detrazione Irpef sale dal 36 al 50% e raddoppia l'importo massimo di spesa
ROMA - Nuovi incentivi per ristrutturazioni ed altre opere legate all'edilizia che contemplino l'abbattimento di barriere architettoniche: la detrazione Irpef sale dal 36 al 50% e viene raddoppiato l'importo massimo della detrazione che passa da 48 a 96mila euro. Sono queste le novità introdotte dal decreto Sviluppo (Dl 83/2012) entrato in vigore il 26 giugno scorso in tema di opere di ristrutturazione, di manutenzione ordinaria, straordinaria e di eliminazione delle barriere architettoniche.
Benché sottoposte a vincoli temporali - dal 26 giugno di quest'anno al 30 giugno del 2013 - le agevolazioni in questione facilitano la vita di chi vive una disabilità e deve procedere all'abbattimento di barriere interne ed esterne alla propria abitazione, anche se la ristrutturazione è in atto da prima dell'entrata in vigore del decreto. "E' importante sapere - sottolinea infatti Daniela Orlandi, architetto ed esperto di abbattimento barriere per il Contact center integrato Superabile - che di tale detrazione può beneficiare anche chi ha già un cantiere in corso e che potrà avvalersi di questo aumento per i bonifici effettuati dal 26 giugno in poi. Gli acconti già effettuati (ossia quelli fatti prima del 26 giugno) avranno però la detrazione al 36%". Il bonifico è la condizione di fondo per avere diritto alla detrazione e deve riportare determinate informazioni: la causale del pagamento con riferimento all'articolo 16-bis del Tuir (Testo unico delle imposte sui redditi), il codice fiscale di chi paga e il codice fiscale o la partita Iva del beneficiario del pagamento".
Oltre alle spese sostenute per l'eliminazione delle barriere architettoniche, riguardanti ad esempio ascensori e montacarichi, rientrano - spiega ancora l'esperta - "anche quelle effettuate per la realizzazione di strumenti che, attraverso la comunicazione, la robotica e ogni altro mezzo tecnologico, siano adatti a favorire la mobilità interna ed esterna delle persone portatrici di handicap grave. La detrazione per l'eliminazione delle barriere architettoniche non è fruibile contemporaneamente alla detrazione del 19% a titolo di spese sanitarie riguardanti i mezzi necessari al sollevamento del disabile. La detrazione del 19% su tali spese, pertanto, spetta solo sulla eventuale parte in più rispetto alla quota di spesa già assoggettata alla detrazione del 50% . Si ricorda infine che la detrazione è applicabile alle spese sostenute per realizzare interventi previsti unicamente sugli immobili, per favorire la mobilità interna ed esterna del disabile. Non si applica, invece, alle spese sostenute per il semplice acquisto di strumenti o beni mobili, sia pure ugualmente diretti a favorire la comunicazione e la mobilità interna ed esterna del disabile: non rientrano, pertanto, in questa tipologia di agevolazione, ad esempio, l'acquisto di telefoni a viva voce, schermi a tocco, computer o tastiere espanse. Tali beni, infatti, sono inquadrabili nella categoria dei sussidi tecnici e informatici per i quali è già previsto l'altro beneficio consistente nella detrazione del 19%".
Pur rimanendo immutate le altre regole della detrazione, che restano sostanzialmente in vigore - dalla rateizzazione in 10 anni all'elenco delle opere agevolabili -, l'esperto ricorda che "la sostituzione di gradini con rampe, sia negli edifici che nelle singole unità immobiliari, può essere considerata intervento che determina il diritto alla detrazione se risulta conforme alle prescrizioni tecniche previste dalla legge sull'abbattimento delle barriere architettoniche". (eb)
(6 luglio 2012)
Tratto da Super Abile INAIL