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Ogni individuo sia valorizzato in quanto persona e non per quello che produce

sabato 29 giugno 2013

MOSTRA DI QUADRI




 La pittura, fin dall’antichità, è stata per molti l’unico mezzo per esternare le proprie emozioni le più recondite. Anche i ragazzi di InHoltre sono stati artisti nel laboratorio di pittura.
Il progetto Incontro, realizzato nella scuola elementare di S.Elia, dopo 9 mesi di attività, è giunto alla pausa estiva.
Nel corso dell’anno esso ha visto come protagonisti i nostri ragazzi, supportati dai numerosi volontari, nel cimentarsi in vari laboratori; uno dei più apprezzati è stato proprio quello di pittura.
Ai nostri ragazzi è stata data ampia libertà nel trasferire sulla propria tela ciò che maggiormente colpiva la loro fantasia e quindi li emozionava. Sono state realizzate numerose tele che, non tenendo conto dell’aspetto tecnico, trasmettevano un’emozione unica e irripetibile del proprio io.
Sono anni che ci occupiamo di inclusione, siamo fermamente convinti che una persona con disabilità, se opportunamente stimolata, possa raggiungere dei risultati impensabili a prima vista.
Il mondo della disabilità lentamente sta emergendo dalle quattro mura in cui era recluso sino a qualche anno fa.
Le persone con disabilità, grazie alla cultura delle famiglie di appartenenza, incominciano a scoprire un mondo nuovo, quello della “normalità”, fortemente precluso negli anni scorsi anche per l’ imbarazzo di far conoscere la disabilità del proprio figlio. La società civile si sta aprendo, sempre più spesso cominciano a crollare le barriere culturali, si comincia a capire che chi vive nella disabilità prima di tutto è una PERSONA, riconoscendogli quei diritti e bisogni impensabili sino a qualche anno fa. Non è più giudicato insolito accostare una persona con disabilità allo sport, al turismo, all’informazione.
Il mondo della disabilità sta cambiando, lentamente ma sta cambiando!
Nel sud, e in modo specifico nel nostro territorio, il cambiamento è molto più lento che altrove ma, grazie al coinvolgimento delle persone comuni, la disabilità sta diventando di tutti, anche di coloro che sino a qualche anno fa non sapevano di cosa si trattasse.
Grazie allo stimolo dell’associazione InHoltre e, sopratutto alla grande disponibilità di tante persone, i volontari, la qualità della vita di chi giornalmente si trova a confrontarsi con la diversità sta cambiando. La strada da percorrere per una totale integrazione è ancora lunga, ma riuscire a far diventare la nostra cittadina a misura di disabile è il nostro desiderio: come si dice, i sogni finiscono all’alba, e la nostra è ancora lontana. 
Anche una mostra di pittura è integrazione e socializzazione, e i ragazzi di InHoltre hanno colto l’opportunità di poter esternare la propri gioia e la propria voglia di comunicare.
Le offerte che i visitatori vorranno donare ad InHoltre saranno interamente utilizzate per il soggiorno sociale estivo a Mannoli di Santo Stefano di Aspromonte.
Per tutti questi motivi abbiamo pensato di organizzare una mostra di pittura all’interno dell’Antiquarium di Lazzaro, grazie alla disponibilità dell’Amministrazione Comunale di Motta San Giovanni che ne ha concesso i locali. 
La mostra sarà aperta al pubblico sabato 29/06 dalle 18.00 alle 20.30, domenica 30/06 dalle 09.00 alle 13.00 e dalla ore 18.00 alle 20.30 e domenica 07/07 dalle 18.00 alle 20.30.

sabato 15 giugno 2013

La giostra preclusa? Forse ancora per poco


«Salgo anch’io? No tu no. Ma perché? Perché no». Già perché alcune attrazioni nei parchi divertimento di tutto il mondo sono precluse a bambini e agli adulti con disabilità? Certo esistono ragioni di sicurezza che valgono per tutti. Se il costruttore dell’ottovolante vieta l’ingresso ai bimbi con altezza inferiore a un metro e venti o a cardiopatici il buon senso fa pensare che i sistemi di trattenuta non siano studiati e sicuri per quel tipo di utenza oppure che lo stress e le emozioni possano influire negativamente sul cuore del cliente. E di certo non si può mettere in dubbio che in caso di emergenza far scendere dalle montagne russe una persona con difficoltà motorie comporti dei rischi. Ma quali possono essere i problemi per una persona con autismo o con sindrome di Down? I limiti imposti in alcuni parchi sono giuste o semplicemente sono un eccesso di cautela?
Ragazzi con sindrome di Down sulle attrazioni per i test dell’11 giugno a Leolandia
E’ una domanda su cui si stanno interrogando in molti tanto che in questi giorni in due parchi divertimento italiani, (MinitaliaLeolandia a Bergamo Link alla mappa dell’accessibilità) e Miragica a Bari, si stanno conducendo test scientifici, in collaborazione con l’Istituto Superione di Sanità, CoorDown (Coordinamento Nazionale delle persone con sindrome di Down) e Ancasvi (l’Associazione nazionale costruttori attrezzature spettacoli viaggianti) per comprendere quali limiti siano corretti e quali siano frutto dell’assenza di dati e ricerche, dell’eccessiva solerzia di costruttori e gestori. «E’ ora di mettere un punto fermo alla questione», spiega Massimiliano Freddi direttore di Leolandia. «Chi lavora nel settore vorrebbe che tutti potessero vivere momenti di svago e serenità. Che tutti possano accedere in sicurezza alle attrazioni. Nessuno escluso. Un divertimento condiviso figlio dell’intuizione geniale di Walt Disney che, nel 1953, per vivere con le proprie figlie i momenti di svago sulle giostre creo i primi parchi di divertimento. E questo deve essere il nostro obiettivo, far vivere a tutti una bella giornata».
Come? In certi casi non basta il buon senso o la buona volontà, serve che tecnici e scienziati si incontrino e trovino un punto di equilibrio. E da qui il progetto Una giostra per tutti che ha visto martedì 11 giugno a Leolandia 30 ragazzi con sindrome di Down essere messi a confronto con altrettanti ragazzi di pari età. «Abbiamo scelto i ragazzi con sindrome di Down», spiega la psicologa che si occupa del progetto, Stefania Cerino «perché, pur in assenza di dati ufficiali, ci risultano essere i più esposti a problematiche di accessibilità a causa dell’immediata riconoscibilità della loro disabilità. In accordo con genitori e associazioni di categoria li “faremo divertire” su e giù dalle giostre prelevando campioni di cortisolo (ormone prodotto naturalmente dal corpo in momenti di stress) e lo paragoneremo con quelli prelevati dal campione di controllo». La sensazione, del tutto personale, che i livelli di stress saranno sovrapponibili: il disagio non influirà sulle emozioni.
I test a Leolandia l’11 giugno
In contemporanea a Bari, l’università e le associazioni che rappresentano le persone con disabilità stanno conducendo test tecnici con persone con problemi di mobilità per comprendere come e quali barriere all’accesso possono essere eliminate. Verranno raccolti dati che, una volta elaborati serviranno a fornire le basi scientifiche per la stesura di Linee Guida nazionali e internazionali, ad oggi inesistenti, la cui presentazione è prevista per l’autunno 2014. Ma nel frattempo mi piacerebbe tracciare, con il contributo di voi lettori, una sorta di mappa delle attrazioni accessibili sparse per la penisola.
Tratto da Invisibili.corriere.it

giovedì 6 giugno 2013

Lavoro, svantaggiati due volte?

Di Franco Bomprezzi
Se ne torna a parlare, finalmente. In modo concreto a Milano, in una giornata, questo mercoledì, densa di appuntamenti. Si comincia con ilCareer Forum di Diversità Lavoro, che permette di accelerare l’incontro fra domanda e offerta di lavoro con una serie di grandi aziende che aderiscono al progetto. Si prosegue nel pomeriggio con la prima iniziativa pubblica in vista di Reatech Italia (la rassegna dedicata ad accessibilità, inclusione e autonomia, in programma dal 10 al 12 ottobre a Milano): nella rinnovata sede di Milano Congressi, un convegno a più voci, con la presentazione, tra l’altro, dei risultati di una interessante indagini condotta dal G.I.D.P. ossia il Gruppo Intersettoriale dei Direttori del Personale, figure chiave per comprendere come viene percepita e realizzata concretamente una politica di inserimento lavorativo.
Partiamo però da una considerazione generale, drammatica. Nei giorni in cui, giustamente, si snocciolano le cifre impressionanti della disoccupazione italiana, e specialmente di quella giovanile, con un tasso superiore al 40 per cento, nessuno si azzarda a tirare fuori i numeri della disoccupazione (o meglio, della rinuncia all’occupazione) delle persone con disabilità. Ecco fatto: 644 mila iscritti alle liste di collocamento, con un tasso di disoccupazione del 72,5 per cento. Come dire che tre persone con disabilità su quattro, che potrebbero lavorare (si badi bene), non trovano assolutamente spazio nel mercato del lavoro. Anzi, l’attuale crisi generale consente alle aziende di derogare ulteriormente agli obblighi previsti dalla legge ’68 del 1999, che a poco meno di quindici anni di vita, si può considerare piena di luci e di ombre, incapace comunque di far compiere al nostro Paese quel salto culturale e sociale che era nelle intenzioni dell’intero Parlamento.
A questo punto il lavoro, che per tutti è il problema principale, qui diventa quasi una chimera, e i lavoratori disabili risultano più invisibili degli altri. E dire che, ad esempio, nelle università italiane il numero degli studenti con disabilità è balzato in dieci anni da 5 a quasi 15 mila. Tutto farebbe supporre, almeno per i laureati, una possibilità concreta, quasi una corsia privilegiata, per trovare un lavoro qualificato con buona soddisfazione delle aziende. Ma non è così. Dall’indagine svolta dai Dirigenti del Personale, emerge un quadro ambivalente. Da un lato una complessiva propensione a considerare i lavoratori disabili esattamente come gli altri, ma il giudizio sull’applicabilità della normativa vigente è impietoso. Due su tre la ritengono inefficace, un po’ perché superata, un po’ perché le persone con disabilità non corrisponderebbero alle aspettative dell’azienda. Uno su due dichiara di preferire il pagamento della penale, consentita dalla legge, piuttosto che assumere un lavoratore disabile. Il telelavoro è praticamente sconosciuto, mentre viene vista con favore la strada delle convenzioni con le cooperative sociali.
Esiste probabilmente un intricato meccanismo che mette insieme difficoltà oggettive nella selezione del personale, pregiudizi ancestrali e diffidenze che corrispondono perfettamente allo stigma della disabilità, mancanza di incentivi premianti adeguati ai tempi che stiamo vivendo, difficoltà nell’incrociare le competenze con le necessità aziendali, il tutto in un mondo che funziona a corrente alternata, e si basa molto spesso sulla buona volontà delle persone, non su una radicata convinzione che assumere una persona disabile è di per sé un’ottima scelta, anche dal punto di vista delle aziende, grandi o piccole che siano, perché un lavoratore con disabilità, quasi sempre, ha una motivazione fortissima nel dimostrare le proprie capacità, sviluppa un attaccamento al lavoro particolarmente intenso, costringe di fatto i colleghi e l’ambiente di lavoro a un ripensamento positivo, in termini organizzativi e di gestione delle relazioni umane.
Occorre pensarci seriamente, anche adesso, quando si parla di una nuova manovra per favorire l’occupazione. La parola “disabilità” non mi pare che sia mai stata pronunciata in questo contesto. Le persone con disabilità non possono e non devono vivere di sola assistenza, o di servizi di welfare che giorno dopo giorno si stanno smantellando, sotto i colpi della crisi.
Tratto da Invisibili.corriere.it