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Ogni individuo sia valorizzato in quanto persona e non per quello che produce

venerdì 6 aprile 2018


Bimbo epilettico, la classe lo aiuta:
 a ognuno un ruolo per le emergenze

Pietro (nome di fantasia) ha 9 anni ed è epilettico: i compagni hanno deciso di aiutarlo dandosi dei compiti. Chi si occupa dei farmaci, chi va a chiamare i bidelli e le maestre



La terza elementare di una scuola di Riccione. Pietro (il nome è di fantasia) è un bimbo di nove anni, biondo, estroverso e con un tratto speciale: l’epilessia, che bussa alla sua porta quando meno se lo aspetta. Come quella mattina di novembre, quando in classe un attacco epilettico gli ha provocato una serie di convulsioni, una scossa improvvisa lungo tutto il corpo e gli ha fatto perdere conoscenza. La folle corsa in ospedale e gli esami per capirne di più, poi quella diagnosi: «Anomalie epilettiformi interessanti». Pietro resta alcune settimane in ospedale, e al suo rientro c’è una sorpresa ad attenderlo: sulla parete della classe trova il cartello: «Incarichi di emergenza». Il rosso, il verde, l’arancio e il blu. Un foglio scritto a pennarello dai compagni di classe per prepararsi ad affrontare i suoi attacchi di epilessia, tutti insieme, come una vera famiglia.
Ognuno, nelle «situazioni di emergenza» di Pietro, ha il suo ruolo: Lia corre a prendere il farmaco nel secondo cassetto, Tommaso va a chiamare i bidelli, Leonardo e Giordano chiamano un insegnante nelle classi vicine, Giulia prende il cuscino del bambino, Gaia il cellulare dalla borsa della maestra per chiamare a casa e Diana sta «semplicemente» vicina alla maestra. Ci sono anche i sostituti, che aiutano l’intera classe a muoversi nel verso giusto e a bloccare in fretta le crisi del compagno.
Barbara e Denis, i genitori di Pietro, raccontano con le lacrime agli occhi al Corriere della Sera di come venti bambini si siano mobilitati per il piccolo compagno: «Trovarsi ad affrontare a nove anni attacchi così potenti è difficile. Quando all’improvviso scoppiano le crisi di epilessia, mio figlio non è più lo stesso: si irrigidisce, gli si capovolgono gli occhi, perde saliva dalla bocca. Entro cinque minuti bisogna bloccare la crisi, e lo si può fare solo collaborando tutti insieme. I compagni di classe di mio figlio gli hanno fatto una sorpresa incredibile. Lo stanno aiutando ad accettare la sua situazione. E sono pronti a salvarlo». I genitori di Pietro hanno scoperto il cartello durante la consegna delle pagelle. L’hanno visto appeso a una parete e trattenendo tutta la loro emozione hanno chiesto informazioni a Elena Cecchini, la maestra di italiano della 3D della «Annyka Brandi» di Riccione, artefice di una mobilitazione dal cuore grande.«L’insegnante di mio figlio - spiega mamma Barbara - ha parlato ai bambini, spiegando loro cosa sia l’epilessia. Ha detto che non si può arginare il problema, ma lo si può affrontare insieme, ognuno con un compito da svolgere e la propria missione da vincere». Ne parla in un post su Facebook, che in poche ore è diventato virale, strappando più di diciassettemila like e undicimila condivisioni. «Questi ragazzi stanno dando prova di un altruismo immenso - conclude la mamma -. Un domani non esiteranno a dare una mano a chi incontreranno in difficoltà lungo la loro strada. È l’esempio che la scuola è davvero una palestra di vita». E che si può essere eroi. Anche a nove anni.
Tratto da corriere.it

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